In questi mesi si è parlato molto di scuola, sulle pagine dei giornali e nei dibattiti televisivi, nelle conversazioni quotidiane e nelle dichiarazioni dei politici. Ma come?
Banchi a rotelle, organico carente nelle scuole a inizio d’anno, misure di distanziamento sociale, didattica a distanza o in presenza, sono stati tra i temi più trattati; certamente importanti, ma viene da domandarsi se la sostanza, se le vere questioni siano queste.
Le crisi non insegnano nulla in sé, ma irrompono nel nostro modo di vivere destrutturandolo e mettendo sotto la lente d’ingrandimento ciò che davamo per scontato, ovvio. Per questo portano con sé la possibilità di interrogarci sul senso di ciò che facciamo per immaginare un dopo che non sia la semplice riproposizione del prima, ma possa inserire nel quotidiano ciò che si è riusciti a cogliere come essenziale.
Un fatto è risultato chiaro in questo anno 2020: le scuole e gli insegnanti ci sono. Le ricerche, molte delle quali riportate in questo volume, hanno rilevato la disponibilità dei docenti a mettersi in gioco reinventandosi. Sia pur in un quadro con luci e ombre che suggerisce elementi di riflessione a diversi livelli, le condizioni che hanno reso possibile questa risposta sono riassumibili nel ritrovarsi con i colleghi in un contesto di comunità di pratica fortemente caratterizzato in termini di supporto reciproco e di ricerca/formazione professionale.
Attualmente siamo ancora in una situazione sanitaria di emergenza. Il desiderio di uscirne fa sperare in una ritrovata normalità che ristabilisca le condizioni pre-pandemia. È auspicabile, ma quando si tratta di educazione è corretto domandarsi se questo possa bastare.
Molti motivi di riflessione ci vengono dai contributi presenti nel volume, sia nella sezione “Ricerche” che nella sezione “Esperienze e riflessioni”, oltre alle interessanti segnalazioni della sezione “Ricerche”.