Nel dibattito sul cambio di nome del Ministero, si è dato per scontato che quando si parla di merito ci si rivolga agli studenti. Nelle argomentazioni sviluppate nell'editoriale del presente volume, appare evidente come la possibilità di sviluppare i propri talenti non dipenda dal solo impegno e responsabilità individuale, ma sia in larga parte attribuibile ai contesti familiari e sociali in cui si cresce, nonché ai contesti scolastici di cui si fa esperienza.
Per questo potrebbe essere interessante parlare del merito cambiando prospettiva: «Se parliamo di Ministero dell’istruzione e del merito - come suggerisce Laura Scalfi - non sarebbe importante declinare la parola merito anche rispetto a chi la scuola la fa (i docenti), la dirige o ne ha la responsabilità di organizzazione e di indirizzo (direttori e dirigenti del Ministero nelle sue articolazioni anche territoriali)? O pensiamo davvero che il merito debba essere declinato solo nei confronti dell’ultimo anello della catena (gli studenti) che spesso soffrono dell’incapacità di altri?».
Parlare di merito allora interroga la qualità del sistema scuola.
Domandarsi quale scuola si meritano i nostri studenti è una prospettiva interessante da cui interrogarsi sul merito. È una domanda da mantenere sempre aperta per non ‘scaricare’ sugli studenti anche responsabilità che hanno altre cause.
Queste ed altre importanti osservazioni e considerazioni sono contenute nel presente volume di RicercAzione, sia nella sezione “Ricerche”, ricca di contributi di spessore, che nella variegata sezione “Esperienze e riflessioni”, oltre alle stimolanti segnalazioni della sezione “Recensioni”.