L’articolo stimola una nuova linea di ricerca sulle abitudini di lettura e di scrittura, in relazione alle differenze tra le pratiche vernacolari e istituzionali e al loro legame con lo status socio-economico (SES) delle famiglie. La ricerca si è concentrata sulla descrizione di prassi ed eventi di literacy da parte di studenti, delle loro famiglie e degli insegnanti, individuando anche le reali differenze di opinione tra i gruppi partecipanti e l’influenza dello status socio-economico (SES) sulle loro preferenze in relazione ai processi di alfabetizzazione. A tale scopo sono state condotte un’analisi statistica di tipo descrittivo e un’analisi della varianza. Il campione comprendeva 3.052 partecipanti (1.540 alunni, 1.438 genitori e 74 docenti) e i dati sono stati raccolti con un questionario autocompilato sugli eventi di literacy, in tre diverse versioni, una per ciascun gruppo di partecipanti. I risultati confermano lo sviluppo della literacy prevalentemente in famiglia o a scuola rispetto ad altre comunità di discorso. I partecipanti hanno definito un concetto di literacy di tipo tradizionale, ristretto ai modelli diffusi dalle istituzioni scolastiche. Questo concetto di literacy non include l’uso delle TIC e/o di pratiche svolte al di fuori dell’ambito scolastico. Lo studio dimostra inoltre che la variabile SES contribuisce nel regolare gli eventi di literacy sia dei ragazzi, sia dei loro genitori e insegnanti. In conclusione, la ricerca descrive la necessità di affrontare l’alfabetizzazione della popolazione con uno status socio-economico basso da una prospettiva prevalentemente sociale, che consenta di gestire le problematiche relative ai processi di apprendimento legate al conflitto ideologico causato dal curriculum dell’istruzione primaria, che si basa su una cultura di tipo istituzionale.
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