Il debate si sta diffondendo rapidamente nelle scuole, in virtù delle sue grandi potenzialità didattiche, che favoriscono l’acquisizione e lo sviluppo di molte competenze trasversali, dal pensiero critico al cooperative learning. Prima però di essere un’acclamata metodologia, esso è un gioco competitivo, che nella storia è stato anche uno strumento di indagine filosofica e scientifica. Sorge dunque la domanda: un’attività competitiva può essere un’esperienza educativa? Si può educare, non solo istruire, con il debate? Rispondere è cruciale per coaches, giudici e insegnanti, perché senza la consapevolezza del suo valore educativo, il debate può facilmente perdere le sue qualità e degenerare in forme di insana competitività. Questo articolo cerca appunto di definire il volto educativo del debate, risalendo alle sue origini antiche e alla sua storia, in cui si sono forgiati i protocolli oggi in uso, e discutendo con i suoi detrattori che nel tempo hanno mosso critiche ancora attuali.
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